RACCONTI E RICORDI
- trotamarmorata53
- 28 apr 2020
- Tempo di lettura: 27 min
Aggiornamento: 22 lug 2022
In onore dello zio Libero deportato e morto a Ebensee Austria il 28 gennaio 1945
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LA BELLEZZA DELLE FOGLIE CHE MUOIONO
Dedico alla mia nipotina Serena nata da pochi giorni questa poesia e il relativo video. È la storia di una foglia, del suo ciclo di vita che può essere paragonato a quello umano. La dedica esprime tutto il mio amore di nonno per questo nuovo cuoricino pulsante venuto al mondo in questa stagione che pur essendo alle porte dell'inverno esprime con i suoi colori tutta la forza e la bellezza della natura.
Eri verde e forte, tremavi al vento ma non ti staccavi dal genetico corpo. Dopo la pioggia brillavi al sole come un sorriso. Eri felice anche all’arsura dell’estate. Facevi respirare la pianta e il pianeta, eri verde come l’erba che dal basso ti guardava invidiosa aggrappata all’umida terra, calpestata, martoriata dagli insetti e dal fango. Anche tu la guardavi da lassù come fossi una stella del cielo. Quando le notti si son fatte fredde hai cambiato colore, prima giallo e poi rosso, così intenso, così stupendo, come un frutto maturo. Tutti gli esseri spalancano le bocche alla tua bellezza quando il sole ti illumina, ma ad un soffio del maestro che sale, lasci il tuo ramo e ti senti persa come se quel ramo fosse un padre che ti abbandona, ondeggi smarrita di fronte al tuo albero e a quel ramo che non ti può più tenere. Ma l’erba fradicia, sporca e infreddolita ti accoglie e ti culla, stordita dalla tua bellezza. Questa è la consolazione che rimane a te che dall’alto la disprezzavi.
La notte è lunga al lume di luna, e al mattino una brina sottile ricopre il tuo colore, era la tua ultima lacrima bruciata dal gelo.
A guardar la tua vita fuggire rimane un secco fiore ingobbito piegato all’ingiù pietoso a pregar per la fine del tuo viaggio.
Massimo Casarini
RICK E L'ALBERO DEGLI UCCELLI DEL PARADISO
FIABA PER BIMBI 3-6 ANNI Ho scritto questa fiaba per il mio nipotino Edoardo di tre anni. Ho pensato di metterla a disposizione del pubblico e per tutti coloro che amano raccontare una storia ai loro figli o nipoti. Ora che si sta avvicinando il Natale e le giornate sono sempre più fredde raccontiamo a questi piccini una storiella, dedichiamogli amorevolmente il nostro tempo. Loro sapranno ascoltarci più di quanto possiamo immaginare. Per chi volesse il racconto in formato cartaceo sotto il video c'è il file pdf pronto da scaricare. Tanti auguri ai vostri piccini.
RISPOSTA ALLA DOMANDA : CHI SONO I PERDENTI?
Ci ho riflettuto e ho trovato la risposta.
I veri perdenti sono quelli che non riconoscono il valore di coloro che pur arrivando ultimi hanno dato tutto ciò che potevano di sé stessi. Questo vale non solo per gli sport ma anche per tutte le azioni che riguardano la vita e la competizione con il prossimo.
IL NONNO E LA NEVE
Per tanto tempo non ti rendi conto di amare e di essere amato, poi succede qualcosa che ti costringe a stare lontano da tutti, come questo virus maligno che insulta il tuo corpo e ancor di più la tua anima. Lontano come un leone tenuto in gabbia senza più la sua savana, la sua terra le sue leonesse e i suoi cuccioli. Dopo tanto isolamento dalla gabbia vedi che dal cielo scende la neve, può sembrare banale ma accende qualcosa nello spirito. Si accende una luce, avevi l'amore e non lo vedevi, quei fiocchi sono come scariche elettriche per l'anima. Ti accorgi che l'amore c'era ne senti il vuoto e ti manca come da tempo mancava la neve. Sei stato come una pianta senza frutti, arido e cieco, nemmeno cosciente del tempo che scorre, sei solo un fusto ignorato, nemmeno gli insetti sanno cosa fare di te. Ora ti brucia stare lì, Ma la carezza della neve che si deposita sui tuoi rami spogli sembra averti svegliato e una gioia antica ti fa diventare bambino, emozionato con la voglia di ritrovare quell'amore nascosto. Per questo ho dato seguito alla poesia dal sapore un po' antico che segue.
IL NONNO E LA NEVE
Neve neve il mio cuore è lieve, con il vento il fiocco sale, verso il cielo svolazza naturale. Tutto è bianco, è come un tappeto di sale. Ricordo quand’ero bambino l’odore fino fino dell’aria al mattino. Riposava il contadino, la terra non lo voleva chino. Con la legna riempiva il camino. Penso al mio nipotino che il covid non mi fa guardare e neppure accarezzare. Chissà la sua attenzione nel guardar quel ghiacciato burlone se coglie la stessa emozione del nonno da piccino, quando toccava con la grassa mano quel freddo strano. Dormi e sogna tranquillo bambino il tuo avo ti veglia, t’è ugualmente vicino. Lontano puoi star dalla pelle ma non dal cuore.
Max
L'UMANITÀ STA PEGGIORANDO ( segue racconto" IL TRAMPOLINO")
Ho osservato il confronto preelettorale tra Trump e Biden. Devo dire che sono rimasto impressionato dalla totale mancanza di stile e di rispetto che ciascuno ha manifestato nei confronti dell'altro. Sono volati solo insulti e neppure il minimo straccio di visione del futuro e di come si intenda procedere per lo sviluppo umano e sociale del paese. Quello che mi preoccupa è che tale penoso scontro non viene per nulla deprecato dai votanti anzi pare che questo modo di rappresentare gli scontri politici sia premiante. Il popolo acclama Cesare che pugna senza pietà il rivale ( per quanto Cesare avesse molto più stile e saccenteria di questi personaggi). Ma tale modalità di proporre se stessi al voto non avviene solo negli USA, lo si riscontra anche in molte altre parti del mondo. Guardate l'Ungheria, la Turchia , la Bielorussia, Brasile, ecc. Pure qui in Italia, abbiamo fatto scuola dell'insulto, mandare i vaffa, dare del coglione il denigrare e l'uso di Facebook per dire palle agli Italiani fanno scuola al mondo e non solo nella politica. I talk show sono un esempio di cafoneria costante così pure i reality. Quanto più si strilla e si offende quanto più si attira l'attenzione e si è apprezzati. È vero abbiamo avuto di peggio nella seconda guerra mondiale, uccisioni e razzismo erano al decimo grado della scala Richter per paragonare la follia dei genocidi ai terremoti. Pareva che dalla guerra si fosse potuto trarre una lezione che per qualche tempo funzionò, ma la memoria umana sembra uguale a quella dei malati di Alzheimer, forse anche peggio. Prendiamo ad esempio l'attuale presidente degli USA; si muove come un caterpillar, oltre a smuovere il terreno non si preoccupa di fare attenzione alle case che butta giù senza preoccuparsene. Nessuna pietà per i neri, poca diplomazia con la Cina, addirittura pretendendo che la Santa Sede faccia pressione sul gigante dell'est come se non costasse pericolo per vite umane che difendono democrazia ,valori occidentali e Cristiani. Tutto questo per fare clamore sulle pecore che devono dare latte e agnelli al Cesare in carica. Ricordiamoci anche degli omicidi, dei pestaggi di certi energumeni senza cervello usciti sulla cronaca dei quotidiani e network in queste ultime settimane. Bullismo, razzismo, omofobia, violenza sulle donne, fanatismo religioso sembrano demoni vincenti sul buon senso ed il rispetto del prossimo. Non dobbiamo preoccuparci per i nostri figli? Dobbiamo assolutamente lottare contro queste realtà nefaste altrimenti il futuro diverrà ancora più buio del recente passato che costò la vita a più di cinquanta milioni di persone. Vorrei proporvi un esempio di bullismo e di psico influenza di un ragazzo nei confronti dei suoi amici.
IL TRAMPOLINO
In un paesino della pianura lombarda lambita da un fiume l'estate è al culmine e le giornate trascorrono torride ed assolate. Una schiera di cinque ragazzetti tra i quattordici e i diciassette anni giunge nei pressi della riva del fiume. Il più grande Fausto notando un grosso albero adagiato sul ghiareto chiama i suoi quattro amici e dice: - Ragazzi mi è venuta un'idea geniale. - Quale? - dicono in coro gli amici. - Vi piace tuffarvi vero? Ebbene possiamo costruire un trampolino spostando questo albero trasportato dalla corrente e ponendolo perpendicolare alla riva del fiume. Siccome la riva è un metro sopra il livello dell'acqua facendolo sporgere un po' ci potremmo tuffare dalla cima. Jacopo dice: - Vero ottima idea, come facciamo a spostarlo? - Ho visto delle corde da cantiere sul pilone del ponte potremmo utilizzare quelle per farlo rotolare, ma prima con la ghiaia possiamo costruire il sostegno dove appoggiarlo. Vittorio che ha quindici anni contesta l'idea. - Non ce la faremo mai, quella pianta peserà almeno cinquecento chili e forse potrebbe anche cedere e caderci addosso. - Sei il solito coglione - Dice fausto - mi ostacoli sempre, sei un frocio senza palle, non hai un minimo di coraggio. Ricordi quando ti ho aiutato ad uscire dal pozzetto dov'eri caduto? Se non fosse stato per me saresti ancora lì a gridare e a sciacquarti le palle. Vittorio resta spiazzato dalla reazione e non riuscendo a controbattere spiegando che non è questione di coraggio ma di buon senso, sentendo anche il rimbrotto dei compagni che sostengono l'idea di Fausto, rinuncia a spiegare e risponde con un sorriso. - Sì scusami hai ragione non intendevo ostacolarti; sarò felice di aiutarti. Poi io ti ho sempre aiutato vero? - Ok bravo, così mi piaci, stavo già pensando di cacciarti dal gruppo. I pappamolle non ci servono- e gli dà una pacca sul capo rasato a zero. Fausto allora esorta il gruppo a seguire le azioni necessarie ad erigere il trampolino. - Jacopo, Francesco fate come vi dico: prendete quella fune e giratela intorno al tronco tre volte. Tu Vittorio spingi mentre loro tirano la corda che sta più in alto. Io preparo una piccola massicciata di sassi per elevare il più possibile da terra il tronco. Dopo mezz'ora di lavoro l'albero viene piazzato sopra il mucchio di ghiaia e posizionato in modo da sporgere con una inclinazione di circa trenta gradi sopra l'acqua profonda del fiume. Ora tutti si spogliano mettendo in evidenza i loro costumi da bagno colorati, non vedono l'ora di collaudare il trampolino. Il caldo è veramente torrido e un bagno nell'acqua fresca del fiume è proprio quello che ci vuole. Fausto riprende il comando delle operazioni.- Fermi tutti, decido io chi deve saltare in acqua per primo. Visto che eri dubbioso il primo sarai tu caro Vittorio. Dai coraggio salta! Vittorio guarda un po' smarrito il capo del gruppo e poi risponde: - Ok vado. Sale sulla parte posteriore del tronco vicino ai monconi delle radici e cammina in direzione dell'acqua. Esita, perde l'equilibrio un paio di volte e la voce di Fausto si fa sentire sprezzante. - Dai imbranato muoviti, sei proprio un frocio. Finalmente Vittorio arriva in cima al trampolino e si tuffa sfidando le correnti pericolose del fiume, dopo qualche bracciata raggiunge la riva una trentina di metri più a valle, Ora è il turno di Fausto che si tuffa sicuro ma incurante della presenza di un signore anziano che sta pescando con una canna da pesca vicino alla riva, il tuffo fatto di proposito nella sua direzione provoca degli schizzi che lo bagnano dalla testa ai piedi. - Accidenti ragazzo stai attento la prossima volta! mi hai bagnato tutto. - Vecchio vai a fare in culo stai lontano tu, capito? - l'anziano elabora che è meglio non rispondere e si allontana più a valle per evitare gli schizzi. Ora seguono gli altri due ma l'ultimo mentre è in procinto di saltare sente cedere sotto di se il tronco, perde l'equilibrio e cade nel fiume, il tronco gli rovina addosso e un ramo lo imbriglia tenendogli la testa sott'acqua. Tutti i ragazzi restano pietrificati e non si muovono, non sanno cosa fare per soccorrere il loro amico. Interviene l'anziano che si tuffa e cerca in qualche modo di sollevare la testa del ragazzo per farlo respirare e grida. - Che fate li impalati? Aiutatemi o morirà affogato. Ora i ragazzi si muovono e dopo numerosi sforzi riescono a liberare il loro amico dalla morsa del ramo. Il ragazzo ha bevuto ma se l'è cavata solo con un grande spavento tanto che rimane steso a riprendere fiato per qualche minuto. A questo punto il vecchio li redarguisce e dice: - Vi ho osservato e ho pensato che sarebbe finita proprio così, non c'erano appoggi adeguati per sostenere l'albero. Tale considerazione fa infuriare Fausto che inveisce. - Vecchio stronzo, avremmo fatto a meno di te e lo avremmo salvato ugualmente. Poi non abbiamo chiesto il tuo parere. - Sembra proprio che tu non capisca... sei ottuso e maleducato. Fausto diventa furioso e sferra un pugno sul mento del vecchio che stramazza sui sassi battendo la nuca. Fausto guardandolo con disprezzo lo umilia. - Questo ti sia di lezione pezzo di letame, guardati come fai schifo. - Chiama a raccolta tutti i suoi amici e li esorta ad allontanarsi rapidamente da lì. Tutti si preoccupano di raccattare i vestiti e montano velocemente sulle loro mountain bike dileguandosi nei viottoli del bosco, nemmeno quello che è stato salvato dallo sventurato si è degnato di fermarsi ad aiutarlo. Alcune persone che hanno visto la scena da lontano si precipitano a soccorrere l'anziano che per fortuna è solo un po' stordito e sanguinante dal mento. Queste persone gli confermano che possono fare da testimoni per denunciare i ragazzi. Lui risponde - No grazie! Sono sicuro che saranno le vicissitudini della loro esistenza a punirli, soprattutto il capo e spero per loro che ne possano trarre la miglior scuola di vita. Che Dio abbia pietà di loro. Il vecchio si alza e barcollando si allontana salutando e ringraziando quelle persone che lo hanno degnato di attenzione. Ho scritto questo racconto a seguito di un aneddoto vissuto personalmente romanzando un po' gli eventi ma la sostanza non cambia. Non c'è abbastanza impegno da parte dei genitori ad insegnare certi principi e nemmeno la scuola e la società non muovono un dito per creare veri uomini e vere donne in questo mondo sempre più becero, sempre più distratto ai temi di civiltà. Questo bullo si comporta così perché nessuno ha avuto cura di lui per fargli capire cosa è giusto e cosa è sbagliato, sicuramente è stato sempre difeso anche dalle note che i professori spesso devono aver notificato ai genitori. Un tempo gli anziani erano venerati come maestri di saggezza e nessuno avrebbe mai mancato di rispetto ad un uomo che data l'età ha molto da dire e da insegnare ai giovani. Quello che mi spaventa però ritornando a Trump e Biden è che proprio loro così anziani per queste nuove generazioni sono decisamente un pessimo esempio. Max
In questo mio blog mi sono imposto di non parlare di politica o di dare indicazioni di orientamenti politici, ora però ne ho le tasche piene e fornirò dei cenni di alcuni personaggi che imbrattano le tv con i loro assurdi selfie e commenti su ogni fatto giusto per attirare l'attenzione dei loro simpatizzanti o tifosi. Un vero schifo e inganni da pescatore. Perché inganni da pescatore? Ora ve lo spiego. Io ho la passione della pesca e ne so qualcosa. Il pescatore che usa la canna per ferrare i pesci usa l'inganno, l'esca si mette con cura; se ne possono usare di molti tipi. Se si usano larve l'importante è coprire molto bene l'amo e che la corrente del fiume presenti prima di ogni altra cosa l'esca che dev'essere viva e in movimento. Se si usano gli artificiali bisogna sfruttare l'indole del pesce a seconda della specie ittica, il suo punto debole è che al pinnuto piace veder scorrazzare l'esca sotto il naso, quindi si monta un artificiale facendogli credere che si tratta di un povero pesciolino smarrito e in difficoltà, il suo modo di ondeggiare simula proprio tale caratteristica, attiva la natura predatoria del pesce da catturare. Però non bisogna credere che sia così facile ingannare un pesce; invece pare molto più stupido un essere umano che non è in grado di capire quale esca il politico gli offre per ingannarlo. È incredibile come sia più difficile ingannare un pesce piuttosto che un essere umano. Ho cercato di capire quali siano le ragioni e con meraviglia ho capito come tutto sia così semplice, sembra quasi una politica di marketing, sfruttare le debolezze umane. Ti vendo un prodotto anche se non ti serve, anche se lo lasci 365 giorni all'anno nello sgabuzzino. Il nostro punto debole è che ci sentiamo appagati quando qualcuno ci dice qualcosa che amiamo sentirci dire ( IL PESCIOLINO FINTO). Pensate che non ci siano persone che studino il modo per ingannarci? Spero di no. Ci sono enti di statistica che sminuzzano ogni nostro pensiero e lo sfruttano non solo per vendere ma pure per bassi scopi politici. L'arte sta nel semplificare il problema e attribuire una colpa. Diciamo che poi ci sono anche complicità giornalistiche che come una pompa di bicicletta mettono aria marcia nello pneumatico. Prendiamo un argomento a caso: i migranti. Qualcuno parla di blocchi navali da implementare per bloccare gli sbarchi e di appestati di covid tra i migranti semplificando e senza fornire numeri realistici nel loro insieme, oppure portando statistiche che riguardano l'aspetto più redditizio. In questo modo si alimenta l'aspettativa del tifoso o di colui che non aspettava altro che tale considerazione per battere le mani compiaciuto. Poi dall'altra parte non si aiuta a chiarire. Cosa si sta facendo per bloccare questo continuo esodo? Perché l'Europa è così strafottente e silenziosa nei confronti di un problema così complesso? L'ONU poi è completamente inattiva e menefreghista, anzi bacchetta pure i paesi che cercano di tamponare il problema . Anche il silenzio e la mancanza di chiarezza è un inganno. In conclusione non se ne può più di inganni. È ora di finirla con questa gente incapace di fornire in modo dettagliato quali sono i problemi reali e vanno solo a caccia di consenso. Per progettare un ponte le parole non servono, importanti sono i fatti, lo studio, la progettazione, ci vogliono persone capaci, preparate ingegneri con due balle così, altrimenti il ponte crolla. Occorre informare in quanto tempo si realizza, quanto costa, l'utilità. Nessuno ci dice mai perché alcune opere sono costate così tanti quattrini quando in altre nazioni costano la metà, non c'è mai il dettaglio dei costi. Se un'azienda agisse così finirebbe fallita in breve tempo. Questi politici in parte incompetenti e in parte in mala fede invece ci pompano aria nella zucca senza avere mai formulato un progetto degno di competenza, Per fare il ponte non si mette un cuoco come accade in politica o nelle ASL, servono persone che conoscano il tema ( VEDI RENZO PIANO un uomo vero, sincero e capace; quanti uomini così mancano nella politica?) . Per un buon lavoro non servono i selfie o fare vedere il proprio faccione ogni giorno in tv sparando cazzate che poi il giorno successivo sono smentite dallo stesso individuo a seconda dell'aria che tira. Un progetto richiede impegno, silenzio, dati veri da fornire ai cittadini. Ogni giorno si vedono in TV dibattiti inconcludenti e penosi e se hai la mente già confusa quando li osservi ne esci ancora più confuso. I danni di un terremoto si devono sistemare in breve tempo, non si può tollerare che ogni anno il presidente della repubblica pianga sulle inefficienze o ci sia il discorso del Vescovo a dare speranze ai terremotati. 4 anni e le macerie stentano ad essere rimosse per paura di corruzione e cartacce burocratiche, è spaventoso. In Giappone a seguito dello tsunami dopo sei mesi avevano già rifatto le strade. Dico basta ai politici pescatori, dico ai cittadini di stare sempre a pesare le parole di questi pescatori e quando più di una volta avete capito che siete stati presi per il culo cancellateli dalla vostra scheda elettorale. Diffidate dei personaggi pubblici che si oppongono all'uso della mascherina e dicono perfino che non mandano i figli a scuola se obbligati dalle regole ad usarla. Questo è al di là del buon senso, quasi un invito ai fans di seguirli nell'insensatezza ( non ti piace usare la mascherina? Ti appoggio, ecco l'esempio dell'esca). Purtroppo molti agiscono come agisce un tifoso di una squadra di calcio, non importa se hai giocato male o se hai battuto la fiacca o se ti sei buttato a terra dopo un calcetto ridicolo sugli stinchi. Il cuore del tifoso batte per quella squadra e ogni cosa faccia bene o male per lui va bene, colpa del rigore non dato, colpa dell'arbitro. Purtroppo devo ammettere che i pesci sono più furbi di noi.
FILMATO DI MIO PADRE ANNI SESSANTA ALLE PRESE CON LA FORD TAUNUS 1700
PADRI E MADRI
In questo periodo in diversi luoghi Italiani e nel mondo il dolore per la perdita improvvisa di cari familiari si è diffuso implacabile e spietato. Donne e uomini che potevano ancora vivere molti anni sono scomparsi; come se una maledizione demoniaca volesse interrompere quel vivere sereno e innocuo di quelle persone. Morire senza un conforto, senza uno sguardo di figli, consorti, nipoti. Nemmeno una lapide, un ricordo. Eppure in quelle vite c'era un mondo pieno di pensieri di gioie, anche di tristezze che comunque entrano nel gioco della vita, speranze. Gli anziani sono stati i più colpiti, individui ricchi di esperienze, di consigli, di idee da profondere ai loro cari e amici. Molti anni fa persi mio padre, non per colpa di un virus, in quei tempi non vi erano pandemie a minacciarci, Come la maggior parte degli esseri umani la sofferenza era truce, insopportabile e rimase per sempre viva in me. Quando si spense ebbi la sensazione di sentire un lieve soffio d'aria. Fu così che volli dedicare a quell'uomo così importante per la mia vita una poesia, un pensiero che restasse eterno solo per lui. Per questo lo riporto qui e lo dedico a tutte quelle persone che hanno visto scomparire con i loro cari una parte della loro stessa vita.
PADRE
Padre, il mio cuore non ti ha dimenticato.
Il tuo calore non è più qui, ma so che il tuo respiro è rimasto nell'aria.
Non odo più i tuoi passi, non vedo più le tue profonde rughe, non vedo e non sento più il tuo profondo dolore.
Le mie lacrime sono state asciugate da un soffio di vento.
Forse c’era il tuo respiro Padre.
Scorgo nell'ombra del tempo un giorno eterno senza tenebre, ove anch'io non esisterò più, forse il mio respiro incontrerà il tuo.
Padre!
Tutti abbiamo il nostro arco di vita; tante esperienze, tanti ricordi rimangono scolpiti in noi come solchi indelebili, quando pensiamo di avere provato tutto e la terza età scorre come l'acqua di un placido fiume assonnato, ecco che qualcosa di nuovo ti sveglia dal torpore e ti riempie di infinita gioia. La nascita di un nipotino; diventi nonno provando emozioni indescrivibili come quando diventasti padre. Quando due anni fa nacque il mio nipotino Edoardo ebbi il desiderio di esprimere il mio pensiero colmo di giubilo scrivendo le seguenti semplici parole. 19-04-2018 IN ONORE DI EDOARDO Guardare il cielo ogni notte, splendente della sua atavica magnificenza può sembrare straordinario, ma quando in questo cielo scopri che una nuova stella occupa quegli spazi lo osservi sorpreso che questo possa rinnovarsi e arricchire di luce quei vuoti che prima apparivano scuri. Adesso come in quel cielo la nostra vita si è saturata con esplosioni di luce nuova grazie allo splendido sole che ieri è sorto per la prima volta con il nome di Edoardo. Max (Scritto in maggio 2020)
Un tempo la festa della mamma era l'otto maggio, ora cade in domenica indipendentemente da questa data. Mi pare chiaramente che questo cambio segua una necessità commerciale. Tuttavia a noi non importa nulla, per noi la mamma è sempre la mamma. Una mamma è pure una donna; certo direte voi che novità, può sembrare banale ma invece non lo è. Penso soprattutto a quegli uomini che non hanno rispetto per le donne, costoro maltrattando le donne è come se lo facessero alla loro madre, figlia o moglie che sia. Donne e madri, noi uomini le vediamo fisicamente deboli rispetto a noi, indifese, ma ci sbagliamo; quanta forza c'è dentro di loro solo Dio lo sa. Noi non ce ne accorgiamo e non ci accorgiamo nemmeno quando per noi una parola apparentemente semplice o pronunciata con leggerezza per loro invece ha sempre un significato, un fine. La loro vista è quella di un'aquila, la nostra quella di una talpa. Detto questo voglio dedicare a queste madri e donne il seguente pensiero.
Cosa significa essere mamma? Un uomo può solo immaginarlo ma non provarlo. Ma già da figlio rappresenta una base sicura, un volto, una guida e porterà con sé per sempre la sua forza immensa, il suo amore senza condizioni. Una donna avrà in lei una guida e una figura da ascoltare. Avrà un aiuto nei momenti difficili un esempio di donna che non risparmia una cellula del suo corpo per crescerla, per insegnarle ad essere a sua volta madre. Le nostre mamme le conosciamo, le amiamo sia quando ci sono che quando il cielo se le porta via. Allora, grazie mamme, tanti auguri a tutte voi, a quelle che illuminano i nostri occhi e anche a quelle che gli occhi li hanno chiusi. AUGURI ❤️❤️
Max
IL CANTO DEL FIUME lo senti scorrere con il suo soave canto, un lieve strato di vetro che come uno specchio contorto scendendo accarezza le rocce e le sabbie. È dalle carezze ai suoi sassi che si genera questo dolce suono continuo e instancabile, distende i pensieri e sulla riva ti puoi addormentare. Delicati schizzi d'argento come milioni di piccoli soli giocano saltellando sopra le pietre, scavallandole sulle piccole rapide. Da milioni di anni il fiume scorre. È come un libro chiuso, non conosci le sue parole se non lo apri o se lo guardi da lontano indifferente. Se ti avvicini e osservi le sue acque cristalline puoi vedere le creature che protegge, i piccoli pesci, le sue verdi alghe. Lo stai osservando vero? Stai aprendo la sua copertina e come il libro ti svela i suoi segreti. Ma se profani la sua natura si alza la brezza, la sua superficie si increspa e con l'aiuto del sole l’acqua si ribella ai tuoi occhi che non possono più penetrarlo, nasconde i suoi tesori come se fossero serrati nello scrigno di una fiaba. La tua pelle è come la superficie del fiume e a volte non vuoi che ci si possa guardare dentro perché chi guarda non si accontenta di quello che c'è ma pretende di metterci ciò che in quel fiume non ci può stare, rendendolo ombroso come una spelonca insana, e inguardabile come quando dal nubifragio i ruscelli raccolgono la melma dai declivi dei monti e delle valli tramutandolo in un furioso e spaventoso mostro pieno di rabbia.
"Le offese provocano sempre delle reazioni. Offendere una donna, un uomo o ciò che fa parte della natura può scatenare la ribellione che a volte è devastante. Bisogna sapere ascoltare ad apprezzare ciò che di meglio le cose e le persone possono dare. Ascolta e godi della bellezza." Max
Hai sovrastato il fiume per molti anni, l’acqua azzurra passava sotto di te. Le auto e i tir hanno imbrattato l’asfalto con i loro aliti neri. Barche e canoe si sono fermate sotto la tua ombra. Le brezze delle mattine d’estate hanno increspato l’acqua, portando i profumi del bosco. Onde spaventose hanno frustato i tuoi piloni titanici. Grosse querce si sono infrante sulle rive travolte dalle piene. Gli innamorati si sono baciati nascosti dal tuo fresco abbraccio protetti dal tormento della calura. Gli inverni ti hanno nascosto dal sole tenendoti come un castello circondato dalle nebbie, dandoti quel fascino antico e misterioso . Hai protetto mille volte le devote rondini tra i tuoi contorti ferri corrosi dall'usura del tempo e delle intemperie. Ma un giorno ti sei affezionato a quel vecchio pescatore, che con la seggiola si sedeva accanto a te e puntava la sua lunga canna sulle lente acque che placidamente scorrevano profonde e che continuamente riflettevano i tuoi profili come un gigantesco specchio. Lui non poteva stare lontano da te, fumava le sue sigarette una dietro l’altra, e ti raccontava di sé della sua vita, di tutte le sue passioni delle persone che lo hanno conosciuto e chissà quanti aneddoti che solo lui conosceva. Sorrideva soddisfatto ogni volta che un pesce rimaneva appeso ballonzolante alla sua lenza. Poi brindava nelle pause con un bicchiere di vino alla tua salute come se fossi un amico e forse lo eri veramente. Eri sempre lì con la tua imponente figura, sicuro, forte come un gigante, quello che il fragile pescatore ammirava di te. Si sentiva sicuro protetto da te anche in quei giorni quando la pioggia improvvisa sferzava l’acqua. Forse era la prima volta che qualcuno ti aveva apprezzato e ti aveva parlato. Tutti passavano con uno sguardo fugace pensando che tu fossi solo un manufatto inerte. Tanto era basso il rispetto che persone balorde ti lordavano i basamenti lasciando maleodoranti immondizie. C’era anche chi ti scriveva sopra frasi immonde con quelle bombolette puzzolenti. Ma Lui no, lui si sentiva come una parte di te. Le tue alte prismate allineate come una strada gli permettevano di sovrastare le acque. Le poteva guardare dall'alto in basso e scorgere tutti i pesci che si nascondevano sul fondo. Egli ti stimava così tanto da richiedere di essere fotografato con te. Era convinto che in cuor tuo ti faceva piacere di essere immortalato in una foto soprattutto con lui che ti apprezzava come un amico . Ma poi dopo quella foto non l’hai più visto tornare e hai capito che l’unica persona che ti aveva degnato di attenzione era partita per quel viaggio che non ammette ritorno. Tanta gente ti ha circondato ma nessuno ti ha mai apprezzato così tanto. Hai deciso dopo tanti anni che star solo non valeva la pena. Così anche tu sei partito e le ruspe non hanno lasciato nemmeno un pezzo di cemento di te, nemmeno un ferro arrugginito. Tutto è stato asportato con cinica perizia e dove i tuoi piloni opponevano una fiera resistenza alle acque non ti hanno lasciato nemmeno una lapide, un pezzo di muro per dire: ecco qui per decine di anni il ponte sorresse milioni di veicoli e di persone, grazie a lui è stato possibile concludere affari, commerciare, salvare persone. nemmeno una scritta che richiamasse almeno la data della tua nascita e del tuo crollo, come quei barboni nelle stazioni dove nulla deve restare delle persone povere in loro ricordo. Solo i sorci spendono qualche squittio per quei disperati che tanti pasti hanno diviso con loro. Ora un giovane ponte ha preso il tuo posto congiunge le due sponde del fiume. Ha la schiena tosta ma non ha ancora il tuo fascino antico, chissà forse un giorno troverà qualcuno che lo adotterà, magari un altro pescatore. Ma non temere la tua anima adesso è con Nino e nel suo piccolo giardino tutti possono ammirare quella foto del pescatore con il suo amato ponte uniti per sempre. Max
IL VENTO E LA FARFALLA C'era una volta ....... così iniziano molte fiabe , questa però è una vera storia l'ho vista e vissuta nella sua incredibile verità una mattina mentre nel suo momento più bello la primavera dava segno della ripresa della vita dalle ceneri dell'inverno. Una brezza improvvisa e fresca aveva fatto sentire il suo afono rumore. Gli aironi si alzano in volo, il fiume scorre placido e le sue curve maestose lambiscono e corrodono le sponde sassose a tratti piane o scoscese. La nebbia si solleva dalle limpide acque e offusca il bosco di ontani, ferito dalle magiche spade dei raggi solari, che immobili e impalpabili si arrossano del colore dell'astro nei momenti in cui la nebbia si dirada con irreale incandescenza . Le prime foglie spuntano sui rami dei salici e dei sambuchi; ecco i primi tepori del mattino, ma improvvisamente un sussurro giunge alle mie orecchie, è una voce lieve e lontana. - Uomo... vieni con me, devi seguirmi ! Giro la testa intorno per guardare chi mai abbia detto quella frase e non vedo nessuno. Penso ad una allucinazione e continuo il mio cammino ma inesorabile quel sussurro si fa ancora udire. -Pescatore sono qui - Un brivido mi percorre la schiena e la debole peluria rimasta sul capo si raddrizza. - Ma chi sei un fantasma forse? Nessuna risposta giunge alle mie orecchie. Riprendo il cammino pensando se mai avessi bevuto o mangiato qualcosa che provochi effetti allucinogeni. Ma riecco la voce. - Pescatore non avere paura, ti conosco, ti ho visto nascere, conosco i tuoi avi. Rispondo irritato. - Chi sei codardo che non ti fai vedere, abbi il coraggio di mostrarti. Ma ecco riecheggiare la voce - Pescatore ora verrai con me! Rispondo preoccupato - Che vuoi da me? Io non verrò con nessuno, hai capitooooooo ? Ma non riesco nemmeno terminare la frase che vedo il mio corpo spezzarsi in miliardi di minuscoli e leggeri brillanti, il fenomeno comincia dagli arti inferiori e piano piano l'aria sembra infestata da piccole e moleste lucciole. Penso che la morte ormai mi abbia voluto con sé, non posso oppormi e anche l'addome il petto e la testa si dissolvono, nulla del mio corpo rimane intatto. Ma stranamente continuo a pensare e vedo ogni cosa, solo che non la vedo dall'alto del mio metro e ottanta ma dalle cime degli alberi. La voce sorridendo sorniona mi dice. - Visto? Nulla di male ti accade e non ti sei chiesto perché? Rispondo- Si, vorrei proprio saperlo, ormai mi hai assassinato. La voce. - Non sei morto ma fai parte del vento ora, so che sei una persona saggia e ho bisogno del tuo aiuto. Rispondo.- Sai che aiuto può dare un cadavere, non ti voglio aiutare sei crudele non vedrò mai più la mia amata famiglia. Il vento ridacchia- Vorresti fregarmi vero? Ma quale famiglia sei solo, ma se mi aiuterai forse... - Insomma, dimmi! cosa vuoi che faccia senza mani ne gambe ne testa? - Il vento con sicurezza risponde. - Hai ancora tutto non temere. Ho intenzione di annoiarti un po' parlandoti della mia storia. Mi alzo come sempre; da milioni di anni percorro le valli, i boschi, i laghi e i fiumi; scalo i monti e i ripidi pendii interrotti da foreste innevate. Io sono il vento che senza sosta smuove le fronde nelle estati assolate e gelo le cortecce durante i rigidi inverni. Vago da quando la terra bruciava, da quando le foreste lussureggiavano incontrastate . Solcavo i mari sterminati e i polverosi deserti. Imperterrito nel mio vagare non mi sono mai preso cura ne di cose ne di alcun essere vivente. Ma oggi ho fermato la mia corsa sulle rive del fiume , una farfalla blu svolazzava leggera. Il mio soffio l'ha sollevata da terra mentre succhiava il suo pasto da un fiore . A tale disturbo lei mi ha risposto con stizza. -Heiiiiii ti sembra educato spostarmi dal mio fiore preferito?- Rimasi sorpreso, solo una volta qualcuno parlò con me in 20 milioni di anni, mi fermai e fui ammaliato dalla bellezza di quell'essere. Le ali hanno il colore dei limpidi mari, due cerchi sfumano alle estremità e danno l'impressione di diffondere il colore elettrico dei fulmini . Mai nulla di più bello aveva illuminato la mia vista, rimasi incantato ad osservarla. La farfalla guardandomi mi disse. - Prima mi disturbi facendomi cadere e ora mi guardi come un allocco. Risposi stupito. - Ma scusa tu riesci a vedermi? - Certo che riesco a vederti , naturalmente sei trasparente ma si nota molto bene il tuo viso , assomigli ad un uomo anziano con barba e capelli bianchi molto lunghi. Posso anche dirti di averti già conosciuto molto tempo fa. Incuriosito risposi. - Com'è possibile molto tempo fa? Le farfalle hanno vita breve. - Ma, com'è possibile che proprio tu non sappia che le farfalle hanno avuto vite precedenti? Quando ti conobbi non avevo queste spoglie, ero una fanciulla celtica. Speravo tanto te ne ricordasti. Pensando e incapace di ricordare ripetei. - Una fanciulla celtica?- - Certo che sei proprio smemorato , posso concederti l'attenuante che son trascorsi tremila anni ma scordarti di quella fanciulla è imperdonabile. - Si ricordo i celti ma di fanciulle ne ho viste tante come posso ricordarmi di te? La farfalla scocciata mi rispose - I colori delle mie ali sono uguali a quelle dei capelli di quella fanciulla. Ma non ricordi di quella ragazza che accarezzasti con la tua fresca brezza? Il villaggio festeggiava la festa degli alberi di notte intorno alla grande pietra rotonda scolpita. - Rimasi attonito a pensare arretrando nel tempo sin che ricordai tutto e dissi . Siiiii ora ricordo, anche allora come oggi fosti l'unica a vedermi . La grande pietra intorno a cui si danzava aveva scolpite le 13 fasi lunari; per tutte le stelle sei proprio tu. L'emozione mi fa quasi impazzire e creo un vortice che trascina roteando tutte le foglie che durante l'inverno non sono marcite. Nessuno lo sa se ricordi cara farfalla che possiedo il potere di esercitare magie. Il grande Dio mi concede raramente di fare qualcosa che mi faccia piacere. Quella notte ricordi? Eri triste, spesso ti accadeva di cercare la solitudine di stare sola con te stessa. La festa ti riempiva di gioia ma qualcosa di inspiegabile ti spingeva a stare sola e ti appartavi nei pressi della fonte mentre tutti gli abitanti del bosco continuavano a danzare alle note della musica celtica, alla luce dei fuochi. -Ti guardavo, eri bellissima, i tuoi occhi profondi e i tuoi morbidi capelli erano imprigionati da una ghirlanda di fiori, La tua azzurra veste lasciava sublimare il tuo giovane profumo. Solo tu mi sentivi e alle mie profonde parole il tuo volto passò dal cruccio alla luce del sorriso. Il piacevole vortice del mio soffio ti avvolgeva di dolcezza. Mi colse per un attimo il desiderio di fermarmi, di non vagare continuamente senza cuore e schivo da ogni sentimento. Come per incanto milioni di piccole briciole luminose presero forma e luce, sino a condensarsi e trasformare la semplice aria in un giovane principe dagli occhi azzurri. Fosti sorpresa dalla magia. La farfalla incalza. - Avevi rubato i miei pensieri e ti trasformasti nelle spoglie dell'uomo dei miei desideri , un giovane forte, intelligente, dallo sguardo profondo ed espressivo, non principe nell'aspetto ma nell'anima, che sapesse accettare la mia essenza la mia peculiarità interiore. - Quella fu la mia volontà e il miracolo della magia; così per tutta la notte non fu la fresca brezza ad accarezzarti ma le calde mani e il respiro della mia vita. Labbra che cercavano altre labbra di cui avvertivo la vitale morbida gioventù. La farfalla sorride e risponde. - Non ti ho scordato, e scoppia il mio piccolo cuore nel rivederti, ho atteso questo momento per migliaia di anni e non ho mai scordato la felicità che provai quella notte. Ma appena spuntò l'alba la magia svanì; come in un sogno il tuo corpo si dissolse e sparì con la bruma del mattino in miliardi di gocce di rugiada. - Ma ora sono qui piccola farfalla mia e volerai con me per sempre. Rivolgendosi a me il vento mi racconta la sua gioia e il suo dolore. - Ritornammo felici come allora caro pescatore, la cullai la tenni tra le mie trasparenti mani, attraversammo il bosco, volammo sopra i fiori , sopra le limpide acque del fiume. Ma ora la mia piccola farfalla non vola più, le sue ali sono sbiadite e il suo sorriso si è spento. Vorrei che tu possa darmi un aiuto . La mia magia non riesce a svegliarla dal torpore e lei è sempre più debole. Ti prego, io ti conosco, so che hai sempre idee brillanti le tue fantasie sono miracolose, forse sei la mia ultima speranza. - Va bene vengo con te vento. Ora siamo giunti presso la farfalla che posata sopra un grande fiore giallo non riesce a sorreggersi e adagiata su di un fianco sbatte ad intervalli le ali cercando invano le forze che servono per farle spiccare il volo. Il vento grida disperato creando un fischio sinistro. - Farfallina, farfallina, ti prego... E lei risponde:- vento mio caro la vita delle farfalle è breve, ma sono felice di averti nuovamente incontrato. Ti ho atteso migliaia di anni, ma ora è tempo di andare le mie forze sono alla fine. Il vento divenne nero sino a mostrare la sua forma umana, un vecchio distrutto dal dolore , rughe profonde sul volto come spaccature nelle rocce laviche, la barba allungata da chi da migliaia di stagioni trascorse senza sosta non prende cura di sé. Cominciò a piangere e le lacrime si trasformarono in pioggia, pioggia di dolore impossibile da fermare e con la voce tuonante dalla disperazione mi disse.- Aiutami pescatore- La farfalla sorridendo guardava il suo vento ormai vecchio e stanco che ancora amava più di se stessa felice di averlo ritrovato nonostante il suo imminente tragico futuro. Entrai nel bosco con la mia evanescente figura e stetti ad ascoltare in silenzio , speravo che il mio cervello potesse trovare uno spunto. Trascorso qualche minuto incominciai a captare i pensieri delle piante del bosco, tutto sembrava collegato alla mia mente. Un ontano posò un suo ramo sul mio capo. Ed ecco che un'idea mi illuminò la mente e dissi al vento. - Presto sospingi la farfalla sulla grande pietra celtica. Dopo tremila anni la pietra era ancora li. Il vento non capì e mi chiese. - Che vuoi fare pescatore? - - Zitto e segui le mie istruzioni. Così il vento cominciò a soffiare sollevando le azzurre ali in vorticose evoluzioni sino a che con dolcezza la fece posare come una piccola piuma sopra la pietra celtica dove è stato scolpito il calendario che segna il tempo delle stagioni e il magico influsso degli alberi, l'ontano, la quercia, il frassino, il biancospino. Mi rivolsi al vento dicendo di cospargere la farfalla con una parte del mio corpo costituito ormai da polvere di brillanti. - Caro vento ho ascoltato la voce degli alberi, non dovrai più girare intorno al mondo, mi hanno dato il suggerimento per farti vivere per sempre con la tua farfalla. Il vento mi implorò. - Si ti prego fai che anche i miei giorni finiscano con lei. - Su non perdere tempo, cospargila con la mia polvere. Il sole ormai era calato e tutto si coprì con il manto nero della notte, il vento ubbidì e si accese un'immensa luce che infiammò la notte. Un vortice d'aria piegò le piante quasi a farle spezzare con un sibilo terrificante molto metallico, poi seguì il silenzio; ne fruscio di foglie ne canto di uccelli, nemmeno il lento turbinio delle acque si udiva, pareva che il tempo per lunghi istanti si fosse fermato. Passarono minuti interminabili e lentamente una luce blu cominciò ad espandersi nella notte sbucando da una fitta nebbia che ormai copriva tutto il bosco. Improvvisamente non avvertii più la presenza del mio corpo, feci il gesto di muovere le mani per allontanare la nebbia e stranamente si sollevò una potente ventata ma non sentivo gli arti. Lentamente la nebbia si diradò, sulla pietra celtica comparve la figura di una splendida fanciulla dai capelli azzurri addormentata al fianco di un giovane biondo vestito da principe. Capii che l'amore e la magia aveva dato la forza al vento e alla farfalla di ritrovare la vita e di viverla insieme per sempre. Ma è stato necessario il sacrificio di un pescatore che ha accettato di prendere il posto del vento, ora il vento sono io e volerò sino a che una farfalla saprà leggere nel mio cuore e darmi la forza di amare . Gli alberi hanno parlato alla mia anima e alla mia mente dicendo che la natura deve avere i suoi equilibri e il mio sacrificio non li avrebbe alterati. Così baciai con il mio soffio i fanciulli che hanno meritato la vita con la forza del loro amore. Ma ora umani tremate perché questo nuovo vento sarà implacabile con chi non riga dritto. Fine
Max

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